L'anemia dell'atleta colpisce soprattutto gli sportivi che si allenano di frequente e molto intensamente, a partire da coloro che praticano sport di fondo, come i maratoneti, i triatleti, gli sciatori di fondo, i ciclisti e i marciatori; ma ne sono spesso interessati anche atleti che praticano altri sport individuali o di squadra. Le atlete ne sono colpite più frequentemente rispetto agli atleti.
In questo articolo indagheremo le causae più probabili di tale disturbo e delle cure più efficaci, anche alla luce delle scoperte piuttosto recenti (quelle relative all'EPCIDINA) che hanno permesso di vedere l'anemia dell'atleta sotto una nuova luce e, soprattutto, di aiutare a porvi rimedio con maggiore facilità.
L'ANEMIA DELL'ATLETA E LA PSEUDOANEMIA
L'emoglobina è la molecola che contiene ferro, che è racchiusa nei globuli rossi e che ha la funzione di trasportare l'ossigeno. Si parla di anemia quando nel sangue c'è poca emoglobina e/o quando ci sono pochi globuli rossi e/o quando l'ematocrito è basso. L'anemia dell'atleta è determinata dalla carenza di ferro e per questo è detta sideropenica.
Nelle discipline sportive nelle quali è utile che ai muscoli arrivi tanto ossigeno (quelle continue più tipicamente aerobiche e con una non trascurabile componente aerobica, ma anche quelle intermittenti, in particolare i giochi in cui è utile un recupero rapido fra un momento di elevato impegno e il successivo), le prestazioni agonistiche risultano sensibilmente peggiorate nell'atleta che diventa anemico; ci sono spesso grossi problemi anche a compiere sedute di allenamento che fino a poco tempo prima erano effettuate con facilità.
Spesso viene sostenuto che i valori di concentrazione di emoglobina nel sangue dovrebero essere di almeno 14,5 g/dL nelgi alteti e di almeno 13,5 g/dL nelle atlete; ci sono stati atleti che, però, hanno ottenuto ottimi risultati straordinari con tassi di emoglobina ben più bassi di questi.
Alcuni sostengono che la vera anemia si abbia sotto i 13 g/dL o, nelle donne, sotto gli 11 g/dL di emoglobina. In realtà un atleta può essere considerato anemico anche si i suoi valori sono nell'ambito della perfeta normalità per la popolazione generale; il dubbio di una incipiente anemizzazione deve venire, invece, quando in un atleta i valori dell'ultimo esame del sangue sono sensibilmente inferiori a quelli dei valri che egli aveva negli esami di quando era in piena efficienza.
In casi non infrequenti, ad ogni modo, i bassi valori di emoglobina, dei globuli rossi e dell'ematocrito degli atleti sono dovuti alla pseudoanemia (o falsa anemia). Essa può essere conseguenza dell'allenamento (per esempio l'aumento improvviso dei carichi, oppure del avoro compiuto in altura o in condizioni che determinano una sudorazione molto abbondante) e comporta la diluizione del sangue; in esso non è diminuita (talvola, anzi è aumentata) la quantità totale di emoglobina o di globuli rossi nel circolo sanguigno, ma si è sensibilmente accresciuto il volume della parte liquida; si è avuto, insomma, un incremento del volume plasmatico di entità maggiore di quello dei globuli rossi. In questi casi la prestazione dell'atleta non è compromessa.
Nell'anemia vera e propria, a causa della mancanza di disponibilità di ferro da parte del midollo osseo, l'organo che "fabbrica" i globuli rossi, si riducono, invece, la quantità totale di emoglobina nel sangue, la capacità di trasporto dell'ossigeno e la disponibilità di energia per ogni secondo da parte dei muscoli, lu cui possibilità di lavoro diminuiscono anche per via del fatto che in alcune molecole molto importanti per l'utilizzo dell'ossigeno (mioglobina, i citocromi e vari altri enzimi implicati nella produzione di energia con il meccanismo aerobico) è contenuto ferro e che, dunque, la loro produzione è diminuita quando c'è carenza dello stesso.
Ogni volta che c'è un atleta anemico, ad ogni modo, è sempre molto importante escludere che esistano altre patologie che possono averla causata. Va tenuto presente che anche la celiachia (incidenza 1/150-100 nella popolazione italiana) può causare anemia.
CAUSE DI ANEMIA NELL'ATLETA
Fino a qualche anno fa, si riteneva che l'unica causa dell'anemia dell'atleta fosse che il ferro perso era in quantità maggiore di quello assorbito e che il motivo principale di questo bilancio negativo consistesse unicamente nella bassa assunzione di ferro con gli alimenti, oppure nell'aumentata perdita dello stesso, soprattutto con le urine, con le feci, con il sudore e, nelle atlete, con le mestruazioni. Anche oggi, sebbene il ruolo dell'epcidina abbia cambiato un pò il modo di vadere le cose, questi aspetti sono comunque importanti e, dunque, vale la pena conoscerli.
BASSA ASSUNZIONE DI FERRO
Nei paesi occidentali l'individuo adulto assume abitualmente, attraverso la dieta, alcuni milligrammi di ferro. Va considerato, però, che soltanto una parte ridotta di questo ferro (spesso almeno il 10%) viene di solito assorbita. Il ferro eme , quello delle carni p più facilmete assorbibile del ferro non-eme, quello degli alimenti di origine vegetale, presente nei legumi, nella frutta secca oleosa, e nelle verdure.
Molti degli atleti che tendono a diventare anemici hanno un consumo assai ridotto di alimenti contenenti ferro, talvolta per il fatto di aver eliminato del tutto dalla propria dieta gli alimenti di origine animale, senza aver introdotto in essa, al tempo stesso, quei correttivi che di solito consentono di non avere problemi di carenza agli atleti vegetariani.
AUMENTO DELLE PERDITE DI FERRO
Tutti gli individui hanno giornalmente una perdita fisiologica di ferro, attraverso il sudore, la desquamazione delle cute e dell'epitelio intestinale e così via. Alcuni ne hanno in misura maggiore, per esempio a causa di perdite di sangue attraverso il tubo digerente (gastriti, duodeniti, coliti, ulcere a varia localizzazione, disturbi emorroidari...), a causa di emorragie di altra natura (anche di entità assai ridotta, ma continue) e, nelle donne, di disturbi ginecologici. In chi abbia un'anemia sideropenica, il primo obiettivo dovrà essere quello di escludere tali cause.
Nelgi atleti che si allenano intensamete e di frequente, vi può essere un'aumentata perdita di ferro attraverso queste vie: feci, urine, sudore.
EFFETTI DEL BILANCIO NEGATIVO DEL FERRO
Quando il bilancio del ferro diventa negativo, c'è dapprima soltanto una diminuzione delle scorte totali di ferro nell'organismo, con il livello ematico delle ferritina che scende sotto la norma; questa situazione è denominata anemia pre-latente e di solito l'atleta non avverte nessun sintomo. Si parla, invece di anemia latente quando i valori della trasferrina sono al di fuori della norma (alti), mentre i valori di emoglobina, globuli rossi ed ematocrito sono ancora normali o quasi; l'atleta già sis ente sensibilmente più stanco del solito.
Nell'anemia manifesta tutti i valori sono alterati: sono bassi la ferritina, la sideremia, l'emoglobina, i globuli rossi e l'ematocrito; la trasferrina è alta; il volume medio dei globuli rossi è ridotto.
Oltre alla debolezza generale, l'atleta ha dolori muscolari e ha difficoltà a recuperare fra una seduta e la successiva e fra un impegno e l'altro nel corso dell'allenamento; l'intensità che riesce a tenere è inferiore a quella consueta.
L'EPCIDINA E IL RUOLO DELL'INFIAMMAZIONE
Negli ultimi anni è diventato sempre più chiaro il ruolo che, nel determinare l'insorgenza dell'anemia dell'atleta, ha l'epcidina , un ormone che è fondamentale nella regolazione del ferro nell'organismo. L'epcidina, infatti, influenza notevolmente l'assorbimento del ferro dalla dieta: quanto è maggiore la sua concentrazione nel sangue, tanto più ridotto è il ferro che viene assorbito a livello del duodeno; l'epcidina per di più regola (i suoi alti livelli lo riducono sensibilmente) il rilascio di ferro dai depositi, specie quelli epatici e della milza. Come conseguenza di questo duplice effetto, succede che nel sangue è inferiore la concentrazione di ferro e il midollo osseo trova così ad essere carente di una materia prima, quale è il ferro, indispensabile per la produzione di emoglobina.
A causare l'aumento dei livelli di epcidina è l'aumento nell'organismo di sostanze pro-infiammatorie (Ganz e Nemeth, 2009), a partire da alcune citochine, in particolare l'interleuchina-6 (IL-6); tale aumento, a sua volta, è determinato dagli allenamenti intensi e frequenti (Ostrowski et al 1998 – Pedersen e Toft, 2000).
REGOLE PER EVITARE L'ANEMIA NELL'ATLETA
L'utilizzo di olio di pesce, grazie agli acidi grassi omega-3 a catena lunga in esso contenuti, in particolare EPA e DHA, permette sicuramente di ridurre lo stato infiammatorio dell'organismo.
A livello delle membrane cellulari, tali acidi grassi si sostituiscono in parte all'acido arachidonico; questo favoriscoe la produzione di una quantità inferiore di citochine proinfiammatorie (a partire dall'IL-6) sia di una quantità superiore di prostaglandine della serie 1 con effetto antinfiamamtorio (Bagga, 2003; Burns et al 2007; Grimble 1998). Quando si è anemici, ad ogni modo, oltre agli omega-3, vanno assunti specifici integratori di ferro, ma soltanto fino a quando non siano tornati alla norma i valori ematici che indicano che il disturbo è ancora in corso.
Chi in passato ha sofferto di anemia sideropenica, ad ogni modo, ha la tendenza ha ritornare anemico. È bene, quindi, che oltre a continuare ad assumere olio di pesce, egli segua alcune regole:
nei pasti principali inserire sempre un fornitore di ferro eme, per esempio carni di vario tipo el pranzo e nella cena (meglio le carni bianche di quelle rosse, molto ricche in acido arachidonico); l'assorbimento del ferro p favorito dalla presenza di vit C e di altri acidi organici, mentre è ostacolato dai tannini, presenti nel the, nel caffè e nel vino; ai pasti, dunque è preferibile rinunciare a tali bevande e preferire acqua o succo di arancia.
Seguire sempre una dieta povera di acido arachidonico. È anche pochi oli di semi, ricchi di acidi grassi omega 6 (in eccesso pro infiammatori) e pochissimi alimenti che li contengono, come merendine, biscotti e altri prodotti confezionati che in etichetta indicano la presenza di "grassi vegetali".
Ripetere periodicamente esami del sangue, da annotare su un apposito diario, insieme alle sensazioni soggettive e le risultanze degli allenamenti e delle gare al momento dell'esame.